lunedì 1 febbraio 2010

CRIMINALITA ORGANIZZATA

INCONTRO DEL 24 GENNAIO
INTERVENTO DI SIMONE
"Una Storia Semplice", Leonardo Sciascia.
Sabato sera. Vigilia della "rutilante e rombante festa" di San Giuseppe falegname. Un'improvvisa telefonata rompe la quiete del commissariato e il brigadiere, con già il cappotto in mano, adempie con zelo al suo dovere: alza la cornetta del telefono e annota su un foglio che il signor Giorgio Roccella, rientrando nel suo villino in campagna dopo anni di assenza, ha trovato in casa una "cosa" assolutamente inaspettata. Il commissario incuriosito chiede al suo sottoposto chi fosse al telefono e rimane sorpreso nell'udire il nome di quell'ex-dilomatico in pensione, ultimo rampollo di una numerosa e opulenta famiglia oramai estinta. L'indomani, nonostante il giorno di festa, il brigadiere insieme a altri due agenti fanno un sopralluogo al villino. Da una imposta aperta scorgono la sagoma di un uomo seduto a una scrivania e riverso in avanti. Ipotizzando un improvviso malore, i tre infrangono i vetri ed entrano. "Ma l'uomo era morto, e non per sincope o infarto; nella testa che poggiava sulla scrivania, tra la mandibola e la tempia, era un grumo nerastro." A prima vista tutto farebbe pensare ad un suicidio, ma questa è una storia tutt'altro che "semplice", come ironicamente allude il titolo. La vicenda si svilupperà in modo imprevisto, e il lettore, nel corso delle indagini, scorgerà uno scenario malavitoso molto più esteso. La sapiente scrittura di Sciascia è perfetta metafora della società e delle atmosfere siciliane; luoghi in cui la verità non si palesa mai frontalmente, ma obliquamente e solo a sprazzi, come spiata dal buco della serratura; le capacità linguistiche dell'autore sono tali per cui nel testo non sono mai presenti le parole mafia e droga, anche se è evidente che di questo si tratta. Il fenomeno mafioso dilaga come metastasi della società siciliana, un fenomeno in cui pochi sono i criminali ma moltissimi i collusi, i fiancheggiatori e gli omertosi; perché il vero dramma non è il nero che è al centro, ma la sconfinata zona grigia che lo circonda.

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